Nel senso che l’automobilista o il motociclista indisciplinato continuerà ad andare a velocità sostenuta, ben al di sopra del limite consentito, perché tanto sa che ogni radar mobile è segnalato. Per cui in quel tratto ‘controllato’ di poche centinaia di metri rallenterà, dopodiché pigerà nuovamente sull’acceleratore. Questo conducente non verrà mai sanzionato e pertanto costituirà sempre un potenziale pericolo per la vita altrui». Contattato dalla ‘Regione’, il presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi (Apcti) boccia le proposte contenute nel rapporto uscito una decina di giorni fa dalla commissione parlamentare della Gestione. Redatto dal leghista Fabio Badasci sulla scorta della mozione (‘Radar mobili: più prevenzione, meno cassetta’) depositata nel 2014 dall’allora deputato dell’Udc al legislativo cantonale Marco Chiesa e dal popolare democratico Fiorenzo Dadò, il rapporto sarà discusso la prossima settimana dal plenum del Gran Consiglio. E tra le richieste avanzate dalla Gestione vi è appunto quella di “introdurre l’obbligo” sull’intero territorio ticinese di segnalare, come avviene già per i ‘fissi’, le postazioni di radar mobili: “200 metri prima”.
Una richiesta che non piace a Bossalini. «Oltretutto – rileva il responsabile dell’Apcti – bisogna vedere se questa proposta sia compatibile con le normative federali derivanti dal pacchetto di misure ‘Via sicura’».
‘Controlli in base alle situazioni’
Ma i commissari della Lega, del Ppd e della Destra si spingono oltre. Il documento partorito dalla Gestione sollecita infatti anche una riduzione dei controlli tramite radar. «Mi pare una proposta priva di logica – commenta Bossalini –. I controlli, e dato il mio ruolo parlo solo per le polizie comunali, vengono eseguiti in funzione delle situazioni specifiche. Se uno o più cittadini asseriscono che in quel tratto di strada auto e moto sforano il limite di velocità, noi dapprima procediamo con una rilevazione di tipo statistico, posando radar ‘amici’ non visibili, per verificare se le lamentele degli abitanti della zona interessata abbiano un fondamento e poi, se del caso, passiamo a controlli mirati, repressivi, con l’impiego cioè di radar ‘a multa’». Invocare quindi una diminuzione «generalizzata» dei controlli, «non ha, ritengo, alcun senso». Peraltro, prosegue il presidente dell’Apcti, «le polizie comunali si stanno organizzando per coordinare nelle rispettive regioni, stabiliti dalla Legge sulla collaborazione tra Cantonale e polcom, i controlli di velocità ed evitarne di superflui». Bossalini respinge anche la tesi secondo cui i radar servirebbero anzitutto ‘a far cassetta’: «Ricordo che il Comune incassa, delle sanzioni irrogate dal proprio corpo di polizia, gli importi delle multe fino a 250 franchi; sopra i 250, di franchi ne incassa 60. Il resto va al Cantone. Per gli enti locali i radar non mi sembrano molto redditizi...”. La commissione Gestione chiede inoltre di “separare le competenze” per quel che concerne i controlli di velocità: di quelli sulle strade comunali si occupino le polcomunali, di quelli sulle strade cantonali li gestisca la Polizia cantonale. «Anche qui siamo, come associazione, piuttosto scettici – fa sapere Bossalini –. A livello locale è la Polizia comunale la prima autorità di sicurezza. E visto che diversi Comuni sono attraversati da strade cantonali, siamo fermamente convinti che anche su queste ultime soltanto le polcomunali possano garantire l’attuazione in tempi brevi di eventuali misure di moderazione del traffico o di eventuali controlli radar sollecitati dai Municipi». La parola al Gran Consiglio. Otto le firme al rapporto Badasci (i membri della Gestione sono diciassette...), stando alla versione pubblicata sul sito online del Cantone. Non lo hanno sottoscritto i commissari del Plr e del Ps. E manca pure la firma del rappresentante dei Verdi. «La maggioranza del gruppo – spiega la coordinatrice degli ecologisti Michela Delcò Petralli – è contro la proposta di segnalare anche i radar mobili: la prevenzione andrebbe a farsi benedire».
Andrea Manna
La Regione Ticino